“Maledetta primavera”, il film

Tornare a cinema è un piacere: altra visione, altri suoni, altra atmosfera … Di domenica ci andavo spesso da bambino con i miei genitori, quando la famiglia si univa a sognare o vivere tante storie … E la famiglia è al centro di questo film di Elisa Amoruso che ha attinto dai suoi ricordi. Una famiglia degli anni ’80 trasferita in un quartiere difficile. Un padre e una madre in conflitto continuo tra amore e problemi quotidiani, un bimbo curioso che si aggrappa all’affetto della sorella adolescente la quale vive i suoi anni di sviluppo fisico, mentale e sentimentale tra molte difficoltà e aggrappandosi all’amicizia di una ragazza difficile, dal passato tormentato. La storia ha tratti delicati, altri un po’ da cose già viste ma narrate in buona fattura, bei primi piani e un pregio è il pudore con cui sono ripresi i corpi delle ragazze senza mai arrivare al voyerismo o alla volgarità, ma mettendone in evidenza l’innocenza dell’età particolare. Una colonna sonora facile, fatta di note canzoni, usata anche con qualche richiamo a scene analoghe di altri film, comunque godibile. Bravissime le due attrici-ragazze: la debuttante Emma Fasano e Manon Bresche, poi il piccolo Federico Ielapi, già rodato in “Pinocchio” mentre Micaela Ramazzotti ripete i suoi ruoli di donna alle prese con problemi e dubbi sull’esistenza e dovrebbe lanciarsi in qualche parte diversa per dimostrare di essere diventata attrice “matura”, Giampaolo Morelli pure sembra recitare con uno stampo e potrebbe fare cose migliori come, a sprazzi, ha mostrato in altri film. Comunque il film si fa vedere e vale sempre la pena ritrovarsi nelle sale, anche se, ancora, il pubblico è scarso nonostante le precauzioni prese dai gestori per tenere lontano la “Maledetta pandemia”.

Locandina da internet