C’è ancora domani: speriamo …

Pochi giorni fa mi sono rallegrato per l’arrivo alla regia di Claudio Bisio e oggi esulto per quello di Paola Cortellesi: ha realizzato un film neorealista e commedia, italiano vecchio stile, non solo per i colore in bianco e nero ma anche per la concretezza e crudezza di sentimenti, immagini, personaggi. Una storia di una donna, di tante donne che subiscono violenze fisiche, morali e psicologiche: scrivo “subiscono” e non “subivano” perché l’argomento, di lontane radici, è sempre attuale. Donne ritenute serve in casa, sottopagate a lavoro (se riuscivano a lavorare …), chiuse nel dolore e poco propense a reagire preoccupate per le reazioni di mariti violenti o per salvaguardare i figli che, spesso, vengono dimenticati. La storia he ci viene raccontata è nei giorni che precedono un evento storico: le donne, per la prima volta in Italia, potranno esprimere il loro voto ed è lì che intravedono un po’ di luce in fondo ad un tunnel fatto di sacrifici, sofferenze, silenzi. La regista, grandissima attrice poliedrica, è stata attenta ai particolari, facendo vedere a chi ha una certa età, non solo scene familiari e sociali (il cortile di casa, il mercato …) di tutti i giorni, ma anche oggetti come la macchinetta per il caffè, la macchina per cucire, il portavivande, i grembiuli per la scuola … Spiragli di amicizie, rivalità, vecchi amori di un mondo popolare o snob. Scelta di attori perfetta: Valerio Mastrandrea è l’uomo simbolo di tanti senza cuore ed egoisti, Romana Maggiora Vergano una figlia nell’età dei primi amori, dei primi sospetti verso atteggiamenti violenti, dei primi pensieri di ribellione ad un modo di vivere sottomesso all’egemonia del padre-padrone, tutti gli altri attori ben inseriti nei loro personaggi con interpretazione molto convincente. Il film ha qualche momento che induce al sorriso e una colonna sonora mista di vecchie e recenti canzoni, con qualche scena da musical light … Il film fa riflettere e anche commuovere e in sala scoppia un applauso alla parola fine. Brava Paola, c’è ancora domani e da sperare.

Locandina dal web

L’ultima volta che siamo stati bambini: buona la prima.

Ebbene si, anche Claudio Bisio fa il regista e fa centro con questo film. Da un artista che ha lavorato con Dario Fo e Franca Rame, per anni ha calcato palcoscenici, ha fatto cabaret, recitato in film pù o meno comici, ci si aspettava il salto nel mondo dei registi e la prova è superata perché ha scelto una bella storia, bravi attori, ottima colonna sonora … Questo film commuove come tutti quelli che raccontano del periodo brutto della guerra, della caccia agli ebrei e commuove di più perché i protagonisti sono bambini che, pur condizionati dal contesto che li circonda e da idee e adulti con idee molto confuse, giocano con l’innocenza, i sogni e le speranze e tentano una grande impresa. Bisio si è riservato quache cammeo, ma ha messo al centro la potenza interpretativa dei piccoli  attori:  Vincenzo Sebastiani, Alessio Di Domenicoantonio, Lorenzo McGovern Zaini e  Carlotta Dde Leonardis che, ben guidati, sembrano esperti davanti alla macchina da presa, sono personaggi con caratteri diversi, diverse storie ma uniti da un’amicizia profonda che li aiuta a lottare contro mostri piccoli e grandi di quel periodo storico per raggiungere il loro obiettivo.Da citare anche gli altri attori come Federico Cesari e la sempre più brava Marianna Fontana e la partecipazione di Antonello Fassari. Film impegnati come questo, che regalano anche risate e  momenti di leggerezza, sentimenti e contrasti, in un contesto che è tragico nella storia italiana, restano impressi e meritano applausi. Un suggerimento al regista: nel prossimo film, cogliere l’attimo per il finale: in questo forse lo spettatore avrebbe preferito qualche scena in meno restando sull’emotività dei penultimi momenti.

locandina da internet

Rapito. Essere “rapiti” da una storia vera.

Inizio col dire che eravamo molto indecisi a vedere questo film: i trailer e i servizi TV ce lo avevano fatto apparire come un film pesante, storico del periodo temporale del Papato. Questo film ci rimarrà nella memoria insieme ad altri pochi della cinematografia italiana d’autore: Marco Bellocchio, come lui ormai ce ne sono pochi,  ci ha raccontato con realismo il crudele accanimento di un Papa Re verso una famiglia di religione diversa, facendo di un bambino l’oggetto della “voracità” e “prepotenza” cattolica di quel tempo e dei genitori i martiri sofferenti, ma sempre pieni di speranza, in un contesto di un’Italia che stava cambiando e un popolo che non sopportava i soprusi.  Un grande cast: dal piccolo Enea Sala (bravo come il Pinocchio di Comencini o il figlioletto di Benigni …), Leonardo Maltese, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi (una interpretazione intensa), Fabrizio Gifuni, Filippo Timi, Paolo Calabresi … solo per citarne alcuni. Una colonna musicale non ossessiva, delicata nei momenti giusti. Fotografia a colori tenui ma adatti al periodo storico. “Dura oltre 2 ore …” ci avevano detto spettatori all’uscita, ma chi se ne è accorto?

locandina da internet