Ricordo quel 2 agosto 1980. Ricordo bene. E non perché ogni anno qualcuno organizza una manifestazione e ne parlano radio e TV per poi mettere tutto in armadio fino al prossimo anno quando si tirano fuori i discorsi retorici e stantii e le promesse di punire i colpevoli. Mentre parenti dei morti cambiano di generazione e sperano nella verità. Ma la verità è ancora viva dopo ipotesi, arresti, sentenze e nessun mandante? Ricordo la paura e il dolore di quel giorno, quindi, perché quei momenti sono impressi nella mia memoria. No. Non ero a Bologna alle 10,25 di quel giorno, ma arrivavo, con mia moglie in attesa della nostra piccola, a Piacenza per trascorrere un giorno lieto con amici di gioventù, risate e spensieratezza. Ignari, fummo accolti alla stazione da grande agitazione, polizia, ambulanze e da annunci che creavano panico, ansia, dolore: cercavano donatori di sangue per persone colpite in un attentato a Bologna. Un vile attentato nella sala d’aspetto dove gente tranquilla, donne, uomini, bambini attendevano il treno della speranza verso una vacanza o ricongiungersi a parenti. Ci guardavamo intorno e incrociavamo occhi smarriti, voci che, nel dubbio di azioni terroristiche in altre stazioni, chiedevano “Perché? Perché?”. Non avemmo danni, abbracciammo i nostri amici e sembrammo normali, parlammo di noi, del passato e delle speranze future. Ma quel televisore acceso che ci dava immagini da Bologna non lo spegnemmo: volevamo sapere, volevamo forse sperare che era stato un incidente.. Qualcosa dentro di noi cambiò: non abbiamo più avuto fiducia della società, dei politici, di certe istituzioni.
Oggi lo squarcio della parete e l’orologio della stazione felsinea fermo a quell’ora ricordano che il tempo all’improvviso si può fermare e quelle lancette non corrono più come quei treni sui binari e non si muovono come quei corpi dilaniati. E oggi, vedo ciò che accade nel mondo tra guerre più o meno dimenticate, vivo tra quell’odio verso persone diverse, di altro Paese, lingua, colore, senza rispetto neanche per la vita dei bambini, degli anziani, dei disabili e dei disagiati. Mi disgusto agli imbrogli, ai malviventi, alle violenze, alla mancanza di educazione verso gli altri, verso l’ambiente e la cultura, verso i valori e ascoltando discorsi da gossip di uomini e donne che gestiscono il bene comune come se fosse personale e abusano del potere a livello Paese ma anche mondiale. Mi chiedo ancora oggi: “Perché?”.