Tutto passa. Più o Meno …

Pubblicato su QuiArese del 22 novembre 2020 col titolo: Questo lockdown ci ha resi più silenziosi, meno uniti, ma anche meno polemici

Con queste righe si vuole riflettere, in maniera elementare e senza pretese di esporre “verità”, su quanto il 2020 ci sta facendo cambiare. La situazione Covid-19 è tradotta in dati che vengono pubblicati giornalmente, tra dubbi e certezze. La seconda ondata ha investito, più o meno pesantemente, tante persone che ci circondano e ognuno di noi potrebbe elencare parenti e amici che sono stati colpiti. A differenza della prima ondata, però, si nota una maggiore “chiusura a guscio”, si evita, anche sui social, di fare discussioni o prese in giro su chi si vede passare in strada, chi esce per necessità fisiche o per portare il cagnolino fuori: questo è indice di maturazione nell’affrontare i vincoli della Zona Rossa, con meno chiacchiere e maggiore rispetto degli altri, ma è anche mancanza di voglia di confrontarsi e il quasi rifiuto di aggressioni mediatiche che molto spesso singoli o gruppi usano come strumento di sfogo. Questo virus fa paura e le numerose testimonianze di persone più o meno famose, pubblicate su media e social, fanno riflettere sulla sua crudeltà. Leggiamo anche post di chi nega l’esistenza della malattia, subito contraddetti dalla realtà dei numeri di contagi, di ricoveri in intensiva, di deceduti …

La seconda ondata era attesa e, purtroppo, non tutte le precauzioni sono state adottate dopo la dura esperienza della prima ondata, quando sul virus non si sapeva proprio niente e tutte le disfunzioni e i ritardi dei Responsabili della gestione della pandemia hanno reso i cittadini meno fiduciosi, più “chiusi” nella loro esperienza. Sembra anche che si sia più critici, rispetto alla prima ondata, verso il Personale ospedaliero che, a volte, da eroi di quei giorni, vengono valutati (a che titolo?) negativamente e solo chi ha vissuto le frenetiche attività e i sacrifici di queste persone in un Pronto Soccorso o in una sala intensiva, può difendere a voce alta il loro operato. La crisi economica è peggiorata e tante categorie sono scese a livelli bassissimi, lottando tra DPCM confusi, applicazione di norme e vincoli di pagamenti in scadenza e vediamo saracinesche chiuse da tempo. La scuola ha grandi problemi: bambini e ragazzi soffrono la mancanza di esperienze comuni e non fa più notizia lo studio a distanza, come non è più commentato il telelavoro, a dimostrazione che ci si rende conto che molto è cambiato e cambierà ancora nelle nostre giornate, nelle amicizie e negli affetti. Una delle preoccupazioni, oggi, sembra essere quella di come passeremo il Natale e con chi gusteremo il panettone, mentre a Pasqua abbiamo silenziosamente accettato di mangiare da soli la colomba …

Si è, oggi, meno disposti a socializzare tramite web, a inventarsi, nelle quarantene, distrazioni e conforti reciproci: ricordiamo i tanti video nelle case o strade, piazze, terrazzi e finestre, di persone trasformate in attori, cantanti, cori, musicisti … Questo lockdown ci ha resi più silenziosi, meno uniti: ricordate i motti colorati, da adulti e bambini, “Ce la faremo”, “Uniti si vince”, “Andrà tutto bene” e tanti altri? Vedete oggi sui balconi qualche striscione? E lo risentite l’Inno d’Italia che ogni giorno alle 18 risuonava in tutte le strade, in alternativa a canzoni famose o di musica classica, con altoparlanti a bomba? Ecco, forse la seconda ondata, a dispetto di quelle affermazioni che dal primo lockdown saremmo usciti tutti più forti, più coesi, ci ha reso più solitari o più egoisti nel caso peggiore. Abbiamo letto di guerre tra poveri, tra giovani e anziani, tra categorie di lavoratori più o meno protetti: nel primo lockdown ci si commuoveva più facilmente mentre ora, sembra, che la corsa non sia più di squadra, ma di singoli …

Stavolta passiamo più tempo a misurarci febbre e grado di saturazione, forse pensando agli errori commessi nei mesi estivi per nostra o altrui “apertura” alla libertà, con un po’ di paura in più. In questa grande disorganizzazione più o meno legata a passaggi del cerino acceso tra i vari Responsabili da un lato e nell’impegno di solidarietà e professionalità di tanti operatori e scienziati dall’altro lato, sentiamo passare ambulanze sperando che le sirene portino verso la vita. A proposito, poniamoci una domanda: sappiamo ancora ridere?

Perdonate lo “sfogo”: ma quando ci vuole …

PUBBLICATO SU QUIARESE del 9 nov 2020.

In questi ultimi giorni, anche a seguito di affermazione superficiale di un politico, anche sui Gruppi social  si è sviluppato il confronto su “anziani” e “giovani”. Forse per un po’ di conflitto d’interesse tra età ed esperienze vissute, mi si permetta di esprimere delle mie riflessioni.

Si dice che gli anziani non contribuiscono alla crescita del PIL e poi ci si ricorda che, in fin dei conti, non sono così di “spreco”, visto la crisi in atto, la disoccupazione e cassa integrazione, coppie in difficoltà, bambini da affidare, pratiche da sbrigare, provviste da comprare e l’elenco può essere infinito …

Si dice che si ammalano e “pesano” sulle spese sanitarie, occupano letti che potrebbero essere per altri, senza pensare che per anni Governi di vari colori hanno ridotto i fondi per la Salute al lumicino, evitato assunzioni di medici e personale, fatto spese in apparecchiature che spesso vediamo abbandonate, ancora imballate, in corridoi o sotterranei degli ospedali, ridotti i presidi in località disagiate e fatto accorpamenti strani, pagando a peso d’oro medicinali e attrezzature attraverso trafile di percorsi, a dir poco, strani …

Si dice che si godono la pensione come se non avessero lavorato, molti duramente e in lavori logoranti, per decenni o versato contributi, poi ci si accorge che ogni tanto qualche “regalo” in euro questi pensionati lo versano a figli/nipoti. E  questo “ogni tanto” in molte famiglie significa anche mensilmente …

Si dice che passano il tempo a guardare i cantieri senza pensare che forse guardano con occhio esperto, critico e suggerimenti a costo zero, poiché cantieri ne hanno visti tanti negli anni del dopoguerra e nei ’60 del boom e quelli non erano cantieri infiniti, bloccati da interessi politici, malavitosi e burocrazia … E poi, guardandoci intorno, scopriamo tanti “vecchi” ancora lucidissimi, che raccontano la storia di questo matto Paese, che danno  consigli, che guidano aziende importanti e istituzioni con professionalità  e saggezza.

Si dice che vanno in vacanza, senza sapere che molti anziani le prime vacanze le hanno fatte già da adulti e non avevano girato per il mondo già da adolescenti. Al diploma o alla laurea avevano, se andava bene, una pacca sulle spalle ma non l’auto fiammante. Spesso i genitori, con tono severo, dicevano: “Ti ho fatto studiare per il tuo futuro, facendo grossi sacrifici, il regalo che ti facciamo è che tu sappia gestire la tua cultura per traguardi importanti” …

Si dice che hanno comprato casa, non tutti in verità, ma quando lo hanno fatto, spesso sono riusciti solo al momento della liquidazione, dopo aver lavorato una vita col sogno di lasciare quattro mura ai propri figli …

Si dice che anche gli anziani ormai sono in un Paese al “top”, che hanno conosciuto il mondo girando con i “low cost”, navigando tra siti e “social”, facendosi affascinare da “influencer”, lavorando in “smart working”, vivendo in “smart City”, guardando “smart TV”, scrivendo col “tasto T9” che ci stravolge i concetti, facendo le “video calls” che mostrano amici e parenti dal volto reale che, specie al primo mattino, sono sosia degli “Addams”, conversando con figli nell’altra stanza col “whats app”, mostrandosi su “instagram” in tutte le posizioni, “chattando” su “messenger” anche quando sarebbe necessario stare zitti … Forse non si pensa che gli anziani sono, molto spesso, soli se non abbandonati in qualche Casa di Riposo …

Si dice che hanno vissuto in anni tranquilli e, in parte è vero, ma sono stati anche anni di terrore o di lotte e di conquiste nel nome di quella democrazia per cui combatterono i loro padri e seppero ribellarsi a leggi assurde, agevolando studi ai meno abbienti come nei moti del ’68, conquistando scelte per il divorzio, l’aborto,  il voto per le donne e la vittoria per i loro diritti, all’uguaglianza delle persone. E ancora c’è tanto cammino da fare …

I giovani, oggi, dove sono? Molti sono seri studenti, lavoratori, volontari e, nel silenzio, percorrono la strada della speranza e del futuro. Alcuni organizzano movimenti che, purtroppo, subito vengono ingoiati da logiche di Partiti oppure si sciolgono come il ghiaccio. Molti, invece, soffrono per il mancato happy hour, per i viaggi saltati, per la moto chiusa in garage, per la movida andata buca, per le camicie non ben stirate dalla mamma o la paghetta limitata dal papà oppure per non aver trovato a tavola il piatto preferito … Vedo assuefazione al malgoverno da molti anni ormai, non sento grida, non richieste, solo lamentele …

Scusate lo sfogo. Dimenticavo: questa “guerra tra poveri anziani e poveri giovani” cresce nel favore di chi, all’avanzare di una pandemia atroce si pavoneggia nel suo egoismo, nel negazionismo, nel rifiuto a portare una mascherina o stare tranquillo in casa a fare progetti per il futuro. E chi abbiamo eletto, di qualsiasi partito, vivacchia, tiene o aspira alla poltrona, raccontandoci tanti bla bla bla, un giorno bianchi, un giorno neri, portandoci nella più totale confusione. Ecco: spero che tutto questo non porterà i giovani alla rassegnazione e gli anziani su carri bestiame diretti in campi di raccolta della “RAZZA degli INUTILI”.