“Vivere”: storia vera, esagerata.

Difficile, questo “Vivere”,  è un film d’autrice per la regia: Francesca Archibugi sa come riprendere volti e particolari, come autrice di una storia, insieme a  Francesco Piccolo e Paolo Virzì, non ha centrato in pieno l’obiettivo cinematografico che è quello di creare una storia che abbia un senso e faccia riflettere mentalmente e sentimentalmente. La vita di una famiglia romana come tante dove la moglie corre avanti e indietro e si sbatte tra casa, lavoro e famiglia, il marito si defila e fa il conquistatore al limite della violenza, una figlia con problemi di salute, ma forse psicosomatici e una baby sitter arrivata dall’estero, prima spaesate e fervente credente e poi non si sa più, diventa una vita al di sopra della realtà dove tutti fanno tutto, tutti soprassiedono a tutto e si perde di vista il limite di una realtà che si può risolvere con il buon senso o con una tragedia. Vivere così succede, vivere senza scopi e ideali è solo confusione. Troppa carne al fuoco, addirittura con inserimenti di commistione politica, criminalità, storie collegate lasciate in sospeso. Gli interpreti sono bravi: Micaela Ramazzotti si ripete in un ruolo di romana smarrita in se stessa, Adriano Gianni è ben inquadrato anche per doti naturali nel ruolo, Marcello Fonte è misterioso per conformazione interna, la giovane Roisin O’Donovan è, col suo viso pulito, una possibile scoperta, le partecipazioni di Massimo Ghini e Enrico Montesano, bravi, forse meritavano un accento migliore, brava la piccola interprete. Colonna sonora non ingombrante. “Vivere” è sempre caotico, ma qui non abbiamo intravisto soluzioni. In ogni caso, è un film da vedere se si vuole fare il riassunto delle cronache dei telegiornali quotidiani.

locandina da internet